sabato 20 marzo 2010

20 marzo 2010: le piazze di Milano e di Roma e la Religione della Libertà

La piazza di Milano, Libera. La piazza di Roma, Occupata. L’Italia vera di Don Ciotti. L’Anti-Italia di plastica di Berlusconi. Il popolo della religione dell’amore e della libertà era in piazza a Milano, oggi 20 marzo 2010, con Don Ciotti, accanto a tutte le vittime della mafia, del terrorismo e del lavoro, a tessere e a creare legami di legalità e di responsabilità. Non era in Piazza San Giovanni, a Roma, a sventolare le anti-italiane bandiere della falsa e retorica italianità e a recitare slogan e cori.
Perché la Libertà, nella sua essenza, è coscienza ed azione morale. Scriveva Benedetto Croce ne “La storia come pensiero e come azione” che la libertà “non è un fatto contingente ma un’idea” e “scrutandola veramente a fondo, non è altro che la stessa coscienza morale, la quale, al pari di essa, non in altro consiste che nel pungolo ad accrescere di continuo la vita, e perciò nel riconoscere in sé e negli altri l’uomo, la forza umana da rispettare e da promuovere nella sua varia capacità creatrice”.
La piazza della vita e dei valori dell’umanità era a Milano, non a Roma.
Perché l’identificazione tra libertà e coscienza morale, che si ricongiunge all’etica kantiana, ha il valore prezioso di evitare la confusione tra la Libertà, intesa nel suo senso proprio, come volizione dell’universale, e la libertà del volere, inteso come impeto del fare personale individualistico.
Scriveva De Ruggiero nella sua “Storia del liberalismo europeo”: “C’è …una libertà come arbitrio, come licenza, che anche giovando a promuovere l’attività dell’uno nuoce a quella degli altri; ammetterla, significherebbe annientare la convivenza civile e con essa la radice stessa della libertà umana. Ecco, dunque, un primo limite liberale alla libertà, che consiste nel garantire la coesistenza dell’arbitrio dell’uno con quello dell’altro. Insieme con la libertà nasce la legge, l’eguaglianza dei diritti”.
La piazza della Libertà e della Legalità era a Milano; la piazza dell’arbitrio era, oggi, a Piazza San Giovanni.
L’uomo libero non è colui che, come affermava Guicciardini, è inteso unicamente alla ricerca del “particulare”, pura economicità, che scissa ed astratta dalla totalità etica, resa fine a se stessa, diventa egoismo o male morale. Al contrario l’uomo libero è colui che vive nella comunità, perché soltanto nella comunità riesce ad essere libero, ossia a vivere per e con gli altri. Il liberalismo non si identifica con l’individualismo utilitario e atomistico, il quale abbassa lo Stato a strumento dell’edonismo e dell’interesse dei singoli. Il liberalismo è individualismo morale che “tratta lo Stato come mezzo e strumento di più alta vita e rifugge, dunque, tanto dall’esaltazione dello Stato a spese dell’individuo quanto dall’esaltazione dell’individuo scisso dalla comunità e, quindi, atomisticamente e utilitaristicamente concepito”. La distinzione netta tra individualismo utilitaristico e individualismo morale è, a ben guardare, la ragione di un’altra celebre distinzione crociata: quella tra liberalismo e liberismo. Il liberalismo non coincide con il liberismo. L’uno appartiene al piano dell’etica, l’altro – che aveva per insegna il famoso motto “lasciar fare, lasciar passare” – al piano economico. Croce riconobbe sempre il “primato non all’economico liberismo ma all’etico liberalismo, in rapporto al quale, dunque, vanno trattati i problemi della vita economica”. La piazza di Milano di Don Ciotti era la piazza dell’individualismo morale liberal-democratico e dell’etica della responsabilità; la piazza berlusconiana di Roma era la piazza della morale edonistica ed utilitaria e della demagogia populistica.

Croce e Pinocchio

A Carlo Lorenzini e, in particolare, al suo capolavoro, Benedetto Croce dedica il XXIX capitolo del 5° volume de “La letteratura della nuova Italia”, quattro pagine dal titolo semplice e quasi lapidario di “Pinocchio”. Pubblicato nel 1883, “uno degli anni più veramente feraci della letteratura della nuova Italia, perché vennero fuori allora, tutt’insieme, alcune delle opere geniali del Carducci, del Verga, della Serao, del D’Annunzio, del Di Giacomo e di altri”, Benedetto Croce lo definisce come “il più bel libro della letteratura infantile italiana”. Un libro, tuttavia, che non meritava di essere passato “sotto silenzio” in una storia letteraria perché, argomenta ancora il Croce, non si tratta solo di un libro appartenente “alla speciale e ordinaria letteratura infantile congegnata e calcolata per bambini, perché in questo caso si tratterebbe di un più o meno abile prodotto pedagogico o altrimenti pratico, privo di vita e pregio artistico”, ma di un libro che se “tanto piacque e piace ai bambini, piace anche agli adulti, e non già per il ricordo del piacere che vi provarono un tempo, o non solo per questo, ma proprio per sé stesso”.

Il giudizio del Croce è esplicito e chiaro: “È un libro umano, e trova le vie del cuore. L’autore si mise a scrivere quel racconto strampalato delle avventure di un fantoccio di legno per attirare la curiosità e l’immaginazione dei bambini e somministrare, attraverso quell’ammaestramento, osservazioni e ammonimenti morali”. Non a caso, aggiunge Croce, “qua e là vi restano, infatti, alcune poche e piccole accentuazioni pedagogiche. Ma presto prese interesse al personaggio e alle sue fortune come alla favola della vita umana, del bene e del male, degli errori e dei ravvedimenti, del cedere alle tentazioni, ai comodi, ai capricci, e del resistere e ripigliarsi e rialzarsi, della sventatezza e della prudenza, dei moti dell’egoismo e di quelli alti e generosi. Il legno, in cui è tagliato Pinocchio, è l’umanità…”.

“Il racconto è condotto in tono leggiero, con perfetta disinvoltura, tra molte piroette dell’immaginazione e riflessioncelle e motti; e nondimeno non cade mai nel mero stravagante e nell’insulso”. Croce ne riassume, con alcune citazioni tratte dal libro, alcune delle scene principali: “scene di pudica bontà” (come quando “il vecchio e povero Geppetto, vedendo il suo figliuolo Pinocchio desideroso di un abbecedario per imparare a leggere, vende la giacca per comperarglielo”); “scene di dirittura morale” (come quando il “burattinaio Mangiafuoco fa grazia a Pinocchio, ma vuol buttare nel fuoco, in sua vece, Arlecchino” e Pinocchio, fieramente, non si sottrae al suo dovere nei confronti dell’amico, facendo commuovere tutti, burattini e burattinaio); “scene di furberia e ingenuità” (come nell’incontro di Pinocchio con “la volpe zoppa” e il “gatto cieco” che vogliono truffargli una somma di denaro e gli propongono un affare e Pinocchio, accettando, promette ai due un regalo che essi, falsamente sdegnati e offesi, rifiutano); “scene dell’umana debolezza” (come quando Pinocchio, già ingannato dal gatto e dalla volpe, “nonostante l’esperienza, nonostante i consigli e gli avvisi ricevuti…all’incontrarsi da capo con gli stessi imbroglioni, ci ricasca”); “scene di gratitudine e commozione”, infine, (come quando il “vecchio tonno porta pel mare a salvamento Pinocchio e il padre” e, giunti alla riva, Pinocchio lo ringrazia e lo bacia). Croce non manca di sottolineare come dall’ “intrigo delle avventure e delle vicende si svolge, di continuo risorgente e sempre vittoriosa, la forza morale della bontà.”

Croce conclude il suo breve saggio con questo giudizio: “Pinocchio fu scritto di vena, in un momento felice, che l’autore non ritrovò più negli altri suoi libri, dove pur sono pagine gradevoli”.

Chiudono il testo due note finali, la prima dedicata ad una citazione tratta dal giustamente celebre “Elogio di Pinocchio” di P. Pancrazi che “dietro Pinocchio” rivedeva “la piccola Italia onesta di Re Umberto”, “con giustezza d’impressione e di parola”, come scrive Croce; l’altra dedicata a una breve bibliografia degli altri scritti di Carlo Lorenzini.

martedì 9 marzo 2010

Sassi, piselli, sabbia, birra e non solo birra e...Filosofia

Per caso, sul n.° 10, anno 7, marzo 2010 di “Wasabi Magazine”, periodico di Guida al divertimento in Toscana, mi è capitato di leggere una storiella dal titolo “Il Filosofo della Birra”, a cura di Massimiliano Rossi, ma già pubblicata sul n.° 9, anno 4, della stessa testata. Si tratta, in realtà, di una storia sul time management di cui girano in Internet diverse versioni, in blog e siti di vario genere, con i titoli più fantasiosi: “Sassi, piselli, sabbia e …filosofia di vita”, oppure “La birra filosofica”, “Sassi, piselli sabbia, birra e.... filosofia”, “La morale della birra. Una divertente lezione di filosofia sulla birra” e via discorrendo. Non sono riuscito a rintracciare l’origine e l’autore di questa storia e non so nemmeno se ne esista davvero uno. Ne trascrivo alcune varianti scelte, più o meno casualmente, tra quelle in cui mi sono imbattuto, durante una veloce e breve navigazione nella rete.

SASSI, PISELLI, SABBIA E....FILOSOFIA DI VITA

Nel corso della sua lezione, un professore di filosofia, sotto gli occhi stralunati dei suoi allievi, prese un vaso vuoto e cominciò a riempirlo con sassi di 3 centimetri di diametro. Una volta colmatolo, egli chiese se pareva loro che tale vaso potesse dirsi pieno. Essi risposero di sì. Allora il professore tirò fuori dalla sua borsa una scatola di piselli secchi e cominciò a versarli nel vaso. I piselli s’infilarono tra i sassi. Al termine di questa seconda operazione rifece la stessa domanda, alla quale i suoi studenti, divertiti, risposero in coro di sì. Ma la sorpresa fu grande quando gli studenti videro il professore tirar fuori un sacchetto di sabbia e cominciare con quella a riempire gli spazi vuoti che ancora erano nel vaso. - Allora? Vi sembra pieno ora? - Sì, ora lo è senza dubbio! Infine, il professore prese dal cassetto della sua scrivania una lattina di birra e, tra le risate di tutti, la versò lentamente nel vaso.
- Ora, disse, voglio che voi pensiate che questo vaso rappresenti la vostra esistenza.
I sassi sono le cose importanti: la vostra famiglia, le vostre amicizie, la vostra salute, i vostri genitori, i vostri principi e sentimenti; in una parola le cose importanti ed essenziali con le quali riempite la vostra vita, le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose importanti ma non essenziali come le prime, ad esempio: un lavoro ben remunerato, una casa ben arredata, un’automobile di prestigio, un guardaroba ben rifornito, eccetera. La sabbia è tutto il resto, ossia le piccole cose, quelle di cui si può certamente fare a meno, ma che, se ci sono, tanto meglio. Sugli sguardi interessati degli studenti si poteva a quel punto leggervi una generale e compiaciuta condivisione. - Ovviamente riprese ancora il professore se nel vaso iniziate a porvi per prima la sabbia non vi sarà spazio né per i sassi, né per i piselli. La stessa cosa vale per la vostra esistenza: se dedicate le vostre energie alle piccole cose, non avrete più spazio per quelle importanti. Perciò ricordatevi di curare e mantenere saldi i valori della famiglia, dell’amicizia e dell’amore, innanzitutto. Nella vita occorre dedicarsi innanzitutto a ciò che veramente conta, poi al superfluo, perché il resto è solo sabbia! Una giovane studentessa alzò la mano e chiese di parlare: - E la birra cosa rappresenta ? - Sono contento che me lo hai chiesto. Essa è servita giusto a dimostrarvi che, per quanto piena possa essere la vostra esistenza, c’è sempre spazio per una birra!

Un esperto in time management, tenendo un seminario ad un gruppo di studenti, usò un’illustrazione che rimase per sempre impressa nelle loro menti. Per colpire nel segno il suo uditorio di menti eccellenti, propose un quiz, poggiando sulla cattedra di fronte a sè un barattolo di vetro, di quelli solitamente usati per la conserva di pomodoro. Chinatosi sotto la cattedra, tirò fuori una decina di pietre, di forma irregolare, grandi circa un pugno, e con attenzione, una alla volta, le infilò nel barattolo. Quando il barattolo fu riempito completamente e nessuna altra pietra poteva essere aggiunta, chiese alla classe: “Il barattolo é pieno?” Tutti risposero di sì. “Davvero?”. Si chinò di nuovo sotto il tavolo e tirò fuori un secchiello di ghiaia. Versò la ghiaia agitando leggermente il barattolo, di modo che i sassolini scivolassero negli spazi tra le pietre. Chiese di nuovo, “Adesso il barattolo é pieno?” A questo punto, la classe aveva capito. “Probabilmente no” rispose uno. “Bene” replicò l’insegnante. Si chinò sotto il tavolo e prese un secchiello di sabbia, la versò nel barattolo, riempiendo tutto lo spazio rimasto libero. Di nuovo, “Il barattolo é pieno?” “No!” rispose in coro la classe.
“Bene!” riprese l’insegnante. Tirata fuori una brocca d’acqua, la versò nel barattolo riempiendolo fino all’orlo. “Qual é la morale della storia?”, chiese a questo punto. Una mano si levò all’istante “La morale é, non importa quanto fitta di impegni sia la tua agenda, se lavori sodo ci sarà sempre un buco per aggiungere qualcos’altro!”. “No, il punto non é questo. La verità che questa illustrazione ci insegna é: se non metti dentro prima le pietre, non ce le metterai mai.” Quali sono le “pietre” della tua vita? I tuoi figli, i tuoi cari, il tuo grado di istruzione, i tuoi sogni, una giusta causa. Insegnare o investire nelle vite di altri, fare altre cose che ami, avere tempo per te stesso, la tua salute, la persona della tua vita. Ricorda di mettere queste “pietre” prima, altrimenti non entreranno mai. Se ti esaurisci per le piccole cose (la ghiaia, la sabbia), allora riempirai la tua vita con cose minori di cui ti preoccuperai non dando mai veramente “quality time” alle cose grandi e importanti (le pietre). Questa sera, o domani mattina, quando rifletterai su questa storiella, chiediti “Quali sono le ‘pietre’ nella mia vita?” Metti nel barattolo prima quelle.

La birra filosofica

Quel giorno il professore di filosofia, Salvatore Gerbino di Messina, entrò in aula con un grosso vaso di vetro, un vaso tipo quello per la maionese, e appena arrivato dietro la cattedra lo appoggiò sul piano e senza proferire parola, lo riempì con delle rocce di 5-6 centimetri di diametro.
A quel punto il professore ci chiese se il vaso fosse pieno. Noi annuimmo.
Allora il professore, Salvatore Gerbino, prese una scatola con dei sassolini, e li versò nel vaso di maionese, scuotendolo appena. I sassolini, ovviamente, rotolarono negli spazi vuoti tra le rocce.
Il professore quindi ci chiese ancora se il vaso fosse pieno; e noi, guardandoci perplessi, fummo d'accordo. Cominciammo a ridere, quando il professore prese una scatola di sabbia e riempì ogni spazio vuoto. La sabbia riempì ogni spazio vuoto. “Ora - disse il professore Salvatore Gerbino - voglio che riconosciate che questa è la vostra vita. Le rocce sono le cose importanti: la famiglia, il partner, la salute, i figli, la cultura; anche se ogni altra cosa dovesse mancare, e solo queste rimanere, la vostra vita sarebbe comunque piena. I sassolini sono le altre cose che contano, come il lavoro, la casa, i soldi. La sabbia rappresenta qualsiasi altra cosa, le piccole cose. Se voi riempite il vaso prima con la sabbia, non ci sarà più spazio per rocce e sassolini. Lo stesso è per la vostra vita; se voi spendete tutto il vostro tempo ed energie per le piccole cose, non avrete mai spazio per le cose veramente importanti.
Stabilite le vostre priorità, il resto è solo sabbia. "Dopo quelle parola si alzò dall'ultimo banco Carmelo Lo Cascio, e con una birra in mano si diresse verso la cattedra in un silenzio tombale, prese il vaso contenente rocce, sassolini e sabbia, che tutti consideravamo pieno, e cominciò, lentamente, a versargli dentro la birra. Ovviamente la birra si infilò nei rimanenti spazi vuoti, e riempì veramente il vaso fino all'orlo. A quel punto, Carmelo Lo Cascio si girò verso il professore, Salvatore Gerbino, e disse: "Profissuri quantu china chiana è a voscira vita, c'è sempi spaziu pi na birra!" (Professore, per quanto piena, piena può essere la vostra vita, c'è sempre spazio per una birra!).

Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vasetto di marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi di circa 3 cm. di diametro.
Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì.
Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vasetto e lo scosse delicatamente. Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì. Allora il Professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vasetto. Ovviamente La sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno. Allora il professore tirò fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero. Ora, disse il Professore non appena svanirono le risate, voglio che voi capiate che questo vasetto rappresenta la vostra vita: i sassi sono le cose importanti la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, i vostri figli - le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti: come il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto. La sabbia è tutto il resto le piccole cose.
Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia, continuò il Professore non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita. Se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti.
Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l'auto.
Prendetevi cura dei sassi per prima - le cose che veramente contano. Fissate le vostre priorità... il resto è solo sabbia. Una studentessa allora alzò la mano e chiese al Professore cosa rappresentasse la birra. Il Professore sorrise. Sono contento che me l'abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa quanto piena possa essere La vostra vita, perché c'è sempre spazio per un paio di birre.

La morale della birra. Una divertente lezione di filosofia sulla birra.

Un professore di filosofia era in piedi davanti alla sua classe, prima della lezione, ed aveva davanti a sè alcuni oggetti.. Quando la lezione cominciò, senza proferire parola il professore prese un grosso vaso per la maionese, vuoto, e lo riempì con delle rocce di 5-6 cm di diametro.
Quindi egli chiese agli studenti se il vaso fosse pieno, ed essi annuirono. Allora il professore prese una scatola di sassolini, e li versò nel vaso di maionese, scuotendolo appena. I sassolini, ovviamente, rotolarono negli spazi vuoti fra le rocce. Il professore quindi chiese ancora se il vaso ora fosse pieno, ed essi furono d’accordo. Gli studenti cominciarono a ridere, quando il professore prese una scatola di sabbia e la versò nel vaso. La sabbia riempì ogni spazio vuoto. “Ora”, disse il professore, “voglio che voi riconosciate che questa è la vostra vita. Le rocce sono le cose importanti – la famiglia, il partner, la salute, i figli, l’amicizia – anche se ogni altra cosa dovesse mancare, e solo queste rimanere, la vostra vita sarebbe comunque piena. I sassolini sono le altre cose che contano, come il lavoro, la casa, la moto, l’auto. La sabbia rappresenta qualsiasi altra cosa, le piccole cose. Se voi riempite il vaso prima con la sabbia, non ci sarà più spazio per rocce e sassolini. Lo stesso è per la vostra vita; se voi spendete tutto il vostro tempo ed energie per le piccole cose, non avrete mai spazio per le cose veramente importanti. Stabilite le vostre priorità e dedicate più tempo alle cose importanti, il resto e solo sabbia”. Dopo queste parole, a lezione quasi terminata… Uno studente si alzò e prese il vaso contenente rocce, sassolini e sabbia, che tutti, a quel punto, consideravano pieno, e cominciò a versargli dentro un bicchiere di birra. Ovviamente la birra si infilò nei rimanenti spazi vuoti, e riempì veramente il vaso fino all’orlo. Morale della storia?
Non importa quanto piena è la vostra vita, c’e sempre spazio per una BIRRA!!!