martedì 16 gennaio 2018

Il "Lessico famigliare" di Patrizia Bove.

Patrizia Bove, Se bastasse un momento di gioia, Telese Terme (Bn), Edizioni2000diciassette, 2017. “S. Salvatore, 20 ottobre 1943 …Da quando Badoglio ha firmato l’armistizio non c’è più pace neanche a San Salvatore, che prima era un paese tranquillo e lontano dalla guerra “vera”. Già dallo scorso mese di agosto, infatti, le truppe tedesche hanno occupato il paese, requisito edifici pubblici e presidiato il municipio cittadino. La loro presenza in paese è invadente e autoritaria, seppur mascherata da una parvenza di normalità. Fanno passare il messaggio di essere in paese per proteggere la zona dagli attacchi degli anglo-americani, ma in realtà devono mantenere le loro posizioni perché la zona è un luogo strategico. Noi tutti lo sappiamo e li temiamo. E aspettiamo il peggio. A noi sfollati l’arrivo dei tedeschi in paese è sembrata una persecuzione. Siamo scappati da Napoli pensando di trovare la pace in questo paese lontano e invece ci ritroviamo a fare i conti con la parte più feroce del conflitto, quella che vede contrapporsi i nostri vecchi alleati, oggi nostri nemici, con i nemici di ieri, oggi nostri alleati ed amici. Un paradosso difficile da comprendere, semmai fosse possibile dare un senso a questa follia collettiva che è la guerra. È stato così che lo scorso 9 ottobre i tedeschi, a seguito di un’operazione di sabotaggio compiuta da sconosciuti, hanno rastrellato le case e prelevato tutti gli uomini dai 15 ai 60 anni che non si erano presentati al comando tedesco, come era stato ordinato. I militari erano convinti che il sabotaggio fosse opera di uomini del posto e intendevano punire i colpevoli o, in loro mancanza, deportare tutta la popolazione maschile. Come hanno puntualmente fatto. La scena che quel pomeriggio si è presentata ai nostri occhi era terrificante: tanti gli uomini del paese costretti dai tedeschi a salire sui camion per essere condotti chissà dove… S. Salvatore, 25 dicembre 1943 Oggi è sabato 25 dicembre 1943 e questo è il quarto Natale di guerra. Il conflitto continua, i tedeschi arretrano e gli Alleati anglo-americani conquistano posizioni determinanti per l’esito della guerra. Il paese sta tornando alla normalità, dopo i fatti del 9 ottobre scorso. Circa quattro giorni dopo la deportazione, infatti, mio padre e gli altri uomini prelevati dai nazisti sono tornati a casa sani e salvi. La loro liberazione è stata possibile grazie allo sbandamento dell’esercito tedesco, incalzato dagli alleati nella battaglia del Volturno. Grande è stata la gioia di tutti, anche se la popolazione ha pianto la terribile morte di quattro ragazzi fucilati dai militari in fuga, in una chiesa nei pressi del paese”. Uno dei “quattro ragazzi fucilati… in una chiesa nei pressi del paese” era proprio mio zio Aldo Pezzato. Così, Patrizia Bove, nel suo primo romanzo, una sorta di “lessico famigliare”, sospeso tra memorie di vita ed eventi storici realmente accaduti, ne ricorda brevemente il rastrellamento e la breve deportazione e, infine, la “terribile morte” ad opera dei nazisti. Un romanzo biografico e un affresco di vita familiare, quello della Bove, nelle cui pagine, attraverso la figura della giovane protagonista Tina, sua madre, e grazie ai “preziosi documenti” conservati nella sua “scatola azzurra” dei ricordi, sono narrate le vicende della propria famiglia che, da Napoli – devastata dai bombardamenti - si rifugia nel cuore del Sannio e, precisamente a San Salvatore Telesino, per sfuggire alla guerra. Un destino e una storia comune a quella “di tanti uomini e donne che hanno vissuto il fascismo e la guerra” e, per molti versi, simile a quella vissuta anche da mia nonna Carmela e da mia madre Elena, con sua sorella Maria e i fratelli Aldo e Gino, anche loro sfollati da Napoli per sfuggire alle bombe ma che, in quel paese tranquillo e apparentemente lontano dalla barbarie della guerra, incontrarono, invece, un terribile e tragico destino che ha inesorabilmente segnato per sempre la loro vita. Il titolo del libro è ispirato a una poesia di Emily Dickinson e a tutti quegli “attimi di gioia”, che, simili a “istanti di cielo…come vengono, vanno” lasciando “l’anima abbagliata nelle sue stanze vuote”. Perché, poi, come scrive Patrizia Bove nell’ultima pagina del suo intenso e coinvolgente romanzo, “Tutto passa. Il tempo sbiadisce l’oro dei capelli e la lucentezza degli sguardi; le fotografie ingialliscono e le catene dorate si spezzano. Nessuno resta indenne al suo passaggio. Il Tempo consuma tutto. Tranne l’amore.”