sabato 14 luglio 2012
Bruno Gambacorta, "Tg2 Eat Parade. Alla scoperta di personaggi, storie, prodotti e ricette fuori dal comune", Milano, Rai Eri - Antonio Vallardi Editore, 2011
“Che cos’è viaggiare? Viaggiare è conoscere luoghi, genti, paesi. E qual è il modo più semplice, il modo elementare di viaggiare? Ma è di mangiare, di praticare la cucina di un paese dove si viaggia. Perché se voi ci pensate bene, nella cucina c’è tutto: c’è la natura del luogo, il clima, quindi l’agricoltura, la pastorizia, la caccia, la pesca. E nel modo di cucinare c’è la tradizione di un popolo, c’è la storia, la civiltà di questo popolo.”
(Mario Soldati, "Viaggio nella valle del Po. Alla ricerca dei cibi genuini”, 1957).
“Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita.”
(P.P. Pasolini, 1962)
“Appartengo alla Terra. E come me tutta l’umanità, e ogni forma di vita. Piante e foreste, frutti e fiori, e ancora fiumi, monti, animali d’ogni specie e tutto ciò che il lavoro umano ha plasmato e trasformato nel tempo. San Francesco la chiamava sorella e madre, che ci governa e dà sostentamento. E per essa rendeva lode al Creatore. La Terra non appartiene a nessuno o non dovrebbe appartenere a nessuno; i suoi frutti appartengono a tutti o dovrebbero appartenere a tutti. Eppure l’avidità di pochi prende possesso di immensi spazi, estromette intere comunità, distrugge la bellezza del paesaggio e la fertilità dei suoli, gli arroganti prevalgono sugli umili. Umile, da humus, colui che è vicino alla terra. Da sempre amo quella parte di umanità che si prende cura della Terra. Non ho mai capito perché viene considerata come l’ultima ruota del carro. Le alte gerarchie del sapere, della conoscenza e della politica non lasciano spazio ai contadini, ai pastori, ai pescatori e alla parte più sensibile di essi: le donne, gli anziani, gli indigeni. Eppure grazie a loro condividiamo il cibo, energia della vita. Essi conoscono le cose intime della natura, le proprietà delle erbe, il cambiamento del tempo, i movimenti delle stelle, le fasi della luna, le buone pratiche per accudire l’orto. Figli della Terra, sanno governare il limite nelle loro azioni, praticano la vera economia. È con la Terra, è con la natura che i nostri conti non tornano. Da troppo tempo consumiamo e sprechiamo più di quanto produciamo, prendiamo più di quanto diamo. Riconciliarci con laTerra è l’unico modo per voler bene a noi stessi e agli altri e forse è l’unico modo per uscire dalla crisi.”
(Carlo Petrini, 2012)
A Mario Soldati, “scrittore, regista, sceneggiatore, critico d’arte, autore televisivo ed enogastronomo”, va forse riconosciuto l’esplicito merito di aver elevato, tra i primi, il cibo, il vino e i prodotti enogastronomici tipici della terra ad argomenti e temi degni di interesse culturale, non solo nei suoi romanzi e scritti letterari, ma anche e proprio in televisione. Il suo "Viaggio nella Valle del Po. Alla ricerca dei cibi genuini" del 1957 fu, infatti, come ha recentemente ricordato Martino Ragusa in un suo articolo, “il primo programma nella storia della televisione italiana a occuparsi di cibo e di cucina”, di cibo come cultura e di cultura del cibo. Gli fecero seguito, rispettivamente nel 1974 e nel 1979, altri due programmi di Luigi Veronelli, "A tavola alle 7" e "Viaggio sentimentale nell'Italia dei vini". Sulle loro orme si posero, poi, le ormai storiche trasmissioni di “Linea Verde” e “Linea Blu”, nate, la prima, negli anni ’80 e la seconda negli anni ’90. Oggi, tra gli eredi di questa nobile tradizione televisiva si può, senza alcun dubbio, annoverare Bruno Gambacorta, inventore e anima di “Tg2 Eat Parade” e uno dei maggiori esperti di enogastronomia in televisione. Forse, però, non tutti sanno che “TG2 Eat Parade”, primo telegiornale italiano con una rubrica settimanale dedicata all’enogastronomia e all’alimentazione, seguita ormai da due milioni e mezzo di spettatori, nasce in realtà da una serie di servizi giornalistici realizzati proprio a Torino, città natale di Mario Soldati, alla metà degli anni Novanta, da Bruno Gambacorta e dal dietologo Giorgio Calabrese, aventi per tema i ristoranti e le cucine etniche presenti nel capoluogo piemontese e in Italia. Da quel “seme”, a dire il vero fecondo, sarebbe poi venuta alla luce, nel novembre del 1998, grazie anche alla “lungimiranza” di Clemente Mimun, l’ormai storica rubrica “Eat Parade”, curata dal 2004 dallo stesso vicedirettore del TG2 Marcello Masi. A raccontarlo è lo stesso giornalista del Tg2 Bruno Gambacorta, ideatore e autore del programma e volto ormai noto della televisione, nell’omonimo libro pubblicato da RAI Eri e Vallardi nell’ottobre del 2011 e, per ora, sua opera prima. Come ha autorevolmente scritto Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e ideatore dell'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, con sede a Pollenzo, frazione del comune di Bra (Cuneo), primo “ateneo del gusto” al mondo, a Eat Parade va riconosciuto l’indiscutibile merito di aver “fatto conoscere al vasto pubblico tante persone che lavorano, in silenzio e con fatica, per salvaguardare la nostra ricchezza agricola e gastronomica”. Un merito non da poco, frutto di un attento e paziente lavoro di ricerca, comunicazione e divulgazione, se solo si pensa alla straordinaria importanza economica, sociale e culturale di quel tessuto agroalimentare, enogastronomico e turistico, vera e propria “miniera a cielo aperto” del nostro “bel paese”, che tutto il mondo ancora, nonostante tutto, ci invidia.
Il libro, nato come “logica conseguenza di quasi 15 anni di appuntamenti settimanali” con il primo “Tg del cibo e del vino”, si presenta, dunque, come una “versione scritta” della trasmissione televisiva ma più ricco e denso di particolari, dettagli e notizie sulle storie di vita vera e sui personaggi, luoghi e prodotti raccontati. Scritto con uno stile efficace e diretto da giornalista televisivo, ma con grande passione, umanità e professionalità e con uno sguardo sempre attento e partecipe alla storia, alle tradizioni e alle tipicità del territorio, il libro si compone di 35 brevi ma dense storie, faticosamente selezionate fra le più interessanti della rubrica televisiva, suddivise in tre parti o sezioni: “Saper fare”, “Far sapere” e “Rinascere in cucina”. La prima parte è una sorta di viaggio enogastronomico in undici regioni d’Italia “alla scoperta di personaggi e prodotti fuori dal comune, salvati dall’estinzione o reinventati all’insegna della qualità”. La seconda parte è dedicata, in giro per nove regioni italiane, ad alcuni dei migliori “divulgatori appassionati e colti, capaci di scegliere e proporre il meglio dell’enogastronomia di qualità”. La terza e ultima parte raccoglie, in nove regioni, “le storie di chi si è inventato una nuova vita tornando a coltivare la terra, a produrre o raccontare cibo e vino”. Ognuna delle regioni italiane è, comunque, degnamente rappresentata almeno con una storia e tutte le 35 storie sono, altresì, arricchite da oltre settanta ricette, tutte, dalle più semplici a quelle più complesse, rigorosamente d’autore. Il libro si avvale, inoltre, di una Prefazione di Marcello Masi, vicedirettore del TG2 e attuale curatore della rubrica “Eat Parade” e di un’introduzione e di due pagine di ringraziamenti dello stesso Bruno Gambacorta, in primis quelli alla moglie Luisa Sodano, nonché di alcuni utili ed efficaci indici delle 73 ricette ospitate nel libro, di 74 indirizzi utili, di 202 nomi e di 194 luoghi citati nel testo. Non si può fare a meno di ricordare la recentissima versione del libro in un economicissimo formato Ebook, né di citare l’omonima pagina Facebook di Eat Parade che, a completamento del libro, lo arricchisce d’immagini, foto, illustrazioni, note, approfondimenti continuamente aggiornati. Il libro è dedicato, segno di grande sensibilità e umanità dell’autore, alla memoria del fratello Lucio, esperto di letteratura e cultura polacche, scomparso prematuramente nel 2005 dopo una lunga malattia. In un paese in cui si parla e si scrive di cibo e cucina in termini, molto spesso, solo divagativi e superficiali o di semplice entertainment, il libro di Bruno Gambacorta ha il merito di farci riflettere, con leggerezza e lievità, sui complessi e profondi rapporti tra storia, agricoltura, enogastronomia, socialità e turismo. Non si tratta, dunque, dell’”ennesimo volume dedicato alla cucina nato dal tubo catodico” e neppure del solito ricettario, ma di un affresco narrativo vivo e attuale, avvincente e coinvolgente, sulla realtà non solo enogastronomica italiana. Senza alcuna pesantezza dottrinaria e/o ideologica, ma con grande sensibilità etica, politica e culturale, il libro ci immerge, infatti, nella ricchezza del nostro patrimonio storico e antropologico e ci aiuta a riscoprire le radici e le tradizioni enogastronomiche più antiche, ma anche le sue espressioni più nuove, delineando, al tempo stesso, anche un aggiornato ritratto giornalistico dell’Italia migliore, sia dal punto di vista gastronomico, sia dal punto di vista sociale. Raccontando, in modo semplice ma sempre efficace, personaggi, talvolta anonimi e talaltra famosi, e storie, talvolta dure, coraggiose e sofferte d’impegno civile e riscatto sociale, talaltra curiose, originali, divertenti e insolite, il libro di Bruno Gambacorta ha, a mio parere, anche un altro indubbio merito. Esso si propone, infatti, anche come una sorta di originale guida turistica d’Italia. Adottando la formula narrativa del racconto di viaggio, cara a Mario Soldati, Bruno Gambacorta invita il lettore amorevolmente a riscoprire e visitare, attraverso le sue narrazioni di cibi e di vini e i suoi percorsi enogastronomici, alcuni dei luoghi e dei paesaggi più belli, dai più noti a quelli meno conosciuti, del nostro territorio. E in questo complesso intreccio tra saperi e sapori, tra cultura del cibo e agricoltura, storia, antropologia, tra piaceri del gusto e impegno civile e sociale, tra enogastronomia e turismo, incarnato in un racconto diretto e coinvolgente di storie, reti sociali e personaggi veri e concreti, sta, forse, proprio il pregio migliore del libro di Bruno Gambacorta e del suo approccio olistico e interdisciplinare alla cultura dell’alimentazione. Perché, anche attraverso il cibo, inteso in questo modo, si può e si deve ancora continuare a raccontare la realtà del nostro paese che, per uscire dalla crisi in cui versa, non può non ripartire proprio dalle sue bellezze, vocazioni ed eccellenze più autentiche.
Aldo Maiorano
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Scheda biografica personale di Bruno Gambacorta
Bruno Gambacorta è una delle più note firme del TG2, oltre che inventore e autore di Eat Parade, il primo telegiornale italiano con una rubrica dedicata all’enogastronomia, seguito mediamente da 2,5 milioni di spettatori ogni settimana da ormai quasi15 anni. Nasce a Napoli nel 1958, dove ha studiato presso il Ginnasio-Liceo “Jacopo Sannazaro”. Ha sempre voluto fare il giornalista ma, prima di riuscirci, si è laureato in medicina nel 1983 con 110 e lode e con una tesi sui rischi professionali della danza. Entra in RAI vincendo una borsa di studio e si trasferisce a Milano, formandosi in quotidiani e mensili, prima di essere assunto nel maggio del 1986. Diventa giornalista professionista nel 1987. In Rai da oltre 25 anni, ne ha trascorsi nove alla redazione di Milano, occupandosi soprattutto di cultura e spettacoli e quindici al Tg2, dove si occupa di medicina e sanità, nonché di alimentazione e di cultura enogastronomica per la rubrica settimanale Tg2 Eat Parade, da lui fondata nel 1998. Ha vinto numerosi premi giornalistici, fra i quali il CNN World Report Award nel 1996 per il Best Medical Report, il Premio Voltolino per la divulgazione scientifica e l'Oscar del vino 2002 assegnato dalla rivista Bibenda. Nel 2010 vince il Premiolino, il più antico e prestigioso premio del nostro paese per il giornalismo enogastronomico.
Appassionato di gialli e cultore in particolare di Michael Connelly, di cui custodisce in casa l’opera omnia in lingua originale, cinefilo e grande cultore del rock degli anni Settanta, nella sua second life (dopo quella di aspirante medico) ha frequentato festival e concerti, registi e rockettari, prima di passare, nella sua terza vita, a cantine e cucine, chef e produttori di qualità. Gli piacciono i risotti e le bistecche di chianina, e impazzisce letteralmente per i dolci napoletani. Con la moglie Luisa gira il mondo, anche se ha visto solo una cinquantina di paesi. È appena un po’ meno interista di Beppe Severgnini, a fianco del quale ha assistito al trionfo di Madrid 2010. Per scrivere il suo libro Eat Parade (Vallardi 2011) ha sospeso la palestra e ha preso tre chili. Con il conterraneo Roberto Saviano condivide, fra l’altro, “il primo punto del decalogo sulle cose per cui vale la pena vivere: la mozzarella”, anche se non necessariamente ed espressamente quella di Aversa. “Tg2 Eat Parade” è anche il suo primo libro, di cui è disponibile la versione e-book. Collegata al libro e suo naturale completamento è l’omonima pagina facebook, ricca di foto, immagini, video, note, approfondimenti in aggiornamento continuo.
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