domenica 19 luglio 2015

Le arie concrete e seriali di Luigi Pezzato

Nella mostra personale a lui dedicata dal 15 al 28 maggio 1968, presso la galleria d'arte "Il Bilico" di via Angelo Brunetti 51 a Roma, Luigi Pezzato espose una serie di tubi di plastica gonfiabili. Allineati “uno accanto all’altro come alberi artificiali” – come scrisse il giornalista e critico d’arte Filiberto Menna in una nota pubblicata nel catalogo della mostra – tali “alberi di aria” avevano lo scopo di creare “uno spazio-ambiente capace di sollecitare una risposta psico-sensoriale complessa, vitalmente attivante” nello spettatore, “direttamente coinvolto” e indotto a partecipare non soltanto specchiandosi “in una superficie deformante” o “mettendo in moto un congegno programmato”, ma entrando in prima persona “dentro lo spazio realizzato dall’artista, esperendone su di sé le sollecitazioni estetiche”. Nello stesso scritto Filiberto Menna ricordava come “i tubi in plastica gonfiabili realizzati recentemente da Pezzato” fossero stati “felicemente” definiti da Achille Bonito Oliva come “arie concrete”. Nello stesso catalogo della mostra, infatti, Achille Bonito Oliva – nella sua nota critica d’autore – sottolineava come l’opera di Luigi Pezzato tendesse “appunto ad elaborare delle forme concrete che, attraverso dei materiali plastici, riescono a contenere l’aria dello spazio urbano”, realizzando così “uno spazio elastico” dilatabile non solo in orizzontale, attraverso le oscillazioni dei tubi gonfiabili, ma anche in verticale grazie allo “spazio continuamente occupato dalle arie concrete resistenti nelle colonne in plastica.” Achille Bonito Oliva definiva tali strutture anche con il termine di “arie seriali” in quanto disposte in forme di “eguale spessore e dimensione”. Lo spettatore – concludeva il critico d’arte – con la sua presenza “continuamente modifica la struttura elastica dell’insieme, sia attraverso un suo spostamento orizzontale all’interno del percorso e sia attraverso la manomissione in verticale di queste arie concrete accampate nello spazio reale”.

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