martedì 29 giugno 2010

"Ciò che non si rigenera, degenera" (Edgar Morin)

Una vecchia lettera, pubblicata su L’Unità del 15 luglio 1992, con il titolo “Undici anni fa Berlinguer parlava della crisi dei partiti”. Ne sono trascorsi altri diciassette…!

“ I partiti non fanno più politica. Hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia…I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta, anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni…Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico…”
Sono parole di Enrico Berlinguer, tratte da un’ormai storica intervista rilasciata a Eugenio Scalari il 28 luglio 1981. Con straordinaria lungimiranza, oltre 10 anni fa, Berlinguer delineava i principali caratteri della crisi italiana: degenerazione dei partiti, occupazione e spartizione dello Stato, questione morale come prima questione nazionale. Oggi, dopo undici anni, la crisi italiana, politica, istituzionale e morale, è ancora più grave e drammatica e rischia di minare le basi stesse della democrazia nel nostro Paese. Perché quelle parole di Berlinguer sono rimaste inascoltate? Perché anche il P.C.I. – P. D. S. si è fatto cogliere con le mani nella marmellata, come ha dimostrato a Milano la scandalosa vicenda di Tangentopoli? Se non si risponde in fretta a tali domande, se non si affronta una profonda riflessione critica ed autocritica su quest’ultimo decennio, se non si comprende che la “ricostruzione della moralità pubblica è, oggi” – come ha scritto Stefano Rodotà nella prefazione al bel libro di Barbacetto e Veltri, Milano degli scandali, Laterza - “il più ricco dei programmi politici e la più grande delle riforme”, le sorti del P.D.S. saranno gravemente compromesse.
Aldo Maiorano
Monza

Nessun commento:

Posta un commento