Una vecchia lettera, pubblicata su L’Unità del 15 luglio 1992, con il titolo “Undici anni fa Berlinguer parlava della crisi dei partiti”. Ne sono trascorsi altri diciassette…!
“ I partiti non fanno più politica. Hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia…I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta, anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni…Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico…”
Sono parole di Enrico Berlinguer, tratte da un’ormai storica intervista rilasciata a Eugenio Scalari il 28 luglio 1981. Con straordinaria lungimiranza, oltre 10 anni fa, Berlinguer delineava i principali caratteri della crisi italiana: degenerazione dei partiti, occupazione e spartizione dello Stato, questione morale come prima questione nazionale. Oggi, dopo undici anni, la crisi italiana, politica, istituzionale e morale, è ancora più grave e drammatica e rischia di minare le basi stesse della democrazia nel nostro Paese. Perché quelle parole di Berlinguer sono rimaste inascoltate? Perché anche il P.C.I. – P. D. S. si è fatto cogliere con le mani nella marmellata, come ha dimostrato a Milano la scandalosa vicenda di Tangentopoli? Se non si risponde in fretta a tali domande, se non si affronta una profonda riflessione critica ed autocritica su quest’ultimo decennio, se non si comprende che la “ricostruzione della moralità pubblica è, oggi” – come ha scritto Stefano Rodotà nella prefazione al bel libro di Barbacetto e Veltri, Milano degli scandali, Laterza - “il più ricco dei programmi politici e la più grande delle riforme”, le sorti del P.D.S. saranno gravemente compromesse.
Aldo Maiorano
Monza
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