Vivesse Maremma. Morrei contento.
(Leopoldo II di Lorena granduca di Toscana)
Maremme, o Maremme, bellezza immite nata dalla Febbre e dal Sole, o regni diurni di Dite, voi l'anima mia sogna!
(Gabriele D'Annunzio, Alcione DITIRAMBO I)
Le Maremme sono ancora il posto più bello e più pulito del mondo.
(Luciano Bianciardi)
UNA CORSA IN ...RAMA
Una corsa in rima sulla navetta della Rama,
dentro il Paradiso: che magia, il panorama!
Fermata di Alberese, all’ombra, di una panchina:
ore 8.00, sotto il cielo blu di una splendida mattina!
Parte in orario il bus, diretto alla Marina,
alla mia sinistra, ecco i monti dell’Uccellina.
La strada corre tra girasoli e ulivi,
verso la bocca dell’Ombrone,
poi si entra nel Far West:
Spergolaia, però, è il suo nome!
Da un lato vacche e tori, allo stato brado,
dall’altro tanti cavalli.
Sembra un ranch del Colorado!
Due cinghialini rovistano nei campi,
una lepre salta giù dal fosso.
S’alza la sbarra. Il tramonto, stasera,
tutto il cielo tingerà di rosso!
Corre, adesso, il pullman della Rama,
lanciato come un missile arancione,
nel tunnel verde della pineta,
ma le cicale fanno più rumore,
coprendo il rombo del motore.
La strada è lunga e stretta
e sembra proprio che non finisca più:
ma, in fondo, ecco l’uscita:
un grande occhio tondo e blu.
Presso la casa dei pinottolai
tre daini attraversano il canale:
incrocio gli occhi di una volpe,
che nel bosco poi scompare.
Scendo dal pullman e m’incammino
sulla spiaggia, per oltre un miglio,
tra l’Elba e L’Argentario,
davanti c’è l’isola del Giglio.
Tra le dune di sabbia, la macchia e i tronchi,
tra mare e cielo, sole, vento e monti,
le torri fanno ancora da sentinella
là davanti al grande mare:
ma la Maremma amara ora è dolce e bella,
non più pirati, né paludi né malaria:
la Maremma terra d’amare.
Scriveva Bianciardi, forse pentito,
ma il giudizio è ancora buono:
il posto più bello e più pulito
del mondo le Maremme sono!
C’è una corsa della Rama
che porta al Paradiso:
la Natura qui ha il suo regno
e della Bellezza mostra il viso.
Per quanto resisterai, cara Maremma,
sempre più rara e preziosa gemma,
all’assalto dei caimani,
del turismo e del cemento?
Alla Rama e al Parco, io, già domani
farei, solo per questo, un monumento!
ALBERESE
Alberese è una frazione
del comune di Grosseto,
poco più di mille persone,
tra campi, vigne
e qualche uliveto.
Tra Rispescia e Talamone,
un paese piccolo e quieto:
di là l’Amiata con la sua cima,
di qua i monti dell’Uccellina.
Vicina alla foce dell’Ombrone,
il suo aspetto è cordiale e lieto,
sede del Parco della Regione,
colline avanti e mare indietro.
Della Maremma, alto, porta il nome,
regno del buttero e del puledro,
con le sue torri e San Rabano,
la Villa Fattoria, i magazzini del grano.
Daini, volpi, uccelli e cinghiali,
cavalli e vacche allo stato brado,
in Italia non ha certo eguali,
sembra il Far West
del Colorado.
Clima ed ambiente sono ideali,
il sole splende e piove di rado.
E che tramonti dalla marina:
anche la Corsica sembra vicina!
Ma quanto lavoro,quanta fatica,
Maremma cane,
Maremma amara,
per fare dolce, ospitale ed amica
la palude, una volta, malarica e avara.
Il vento racconta la sua storia antica,
Maremma dolce, Maremma cara.
Baciata dal sole, al chiaro di luna,
che le sue stelle ti portino tanta fortuna!
CIELO DI MAREMMA
Il cielo di Maremma è
come la tavolozza
dei pittori:
dentro, ci sono
del mondo
tutti i colori.
Il rosso dei tramonti,
i rosa, i gialli,
gli arancioni;
c’è il blu del mare
e, della terra,
tutti i marroni.
C’è il verde degli
ulivi e delle vigne,
il profumo dei campi,
della macchia e delle pigne.
C’è il bianco
delle nubi, il grigio e il nero,
Nel cielo di Maremma
si specchia il mondo intero!
TRAMONTI NELL’ULIVETO
Ho visto il sole morire,
tra le file degli ulivi,
e, alla luce dell’imbrunire,
accendersi i tronchi di mille pini.
Tra le colline, i campi, gli orti ed i giardini:
nel Parco della Maremma, che magia i tramonti estivi!
FERRAGOSTO A GROSSETO
Amo Grosseto d’estate,
a Ferragosto, nelle ore assolate.
Semideserta, vuote le strade,
dai rumori e dal chiasso abbandonate.
Le mura dal sole
arroventate,
lontana dalle spiagge
affollate,
amo quelle mie
passeggiate,
il silenzio, le piazze
ombreggiate,
il vento che soffia,
improvviso, a folate.
LA STORIA DI AMBRA E DI OMBRONE
Questa è la storia
di Ambra e di
Ombrone.
Questa leggenda è
una storia d’amore.
Una storia triste,
un amore non
ricambiato,
Ombrone amava Ambra,
ma da lei
rifiutato,
per incanto,
in un fiume,
fu tramutato.
Ambra in un’isola,
l’isola dei sogni proibiti,
Ombrone ne
accarezza i fianchi
torniti.
Piange il suo amore,
puoi sentirne il lamento,
quando piange
il cielo o soffia
il vento.
Pianger non serve,
se senza ragione,
ma piange per
Ambra il povero
Ombrone.
Non si piange per niente
se si piange col cuore.
Beato chi piange il suo perduto amore!
PREFERISCO QUESTO RUMORE
Preferisco questo rumore
del mare...
Sulla pelle,
questo profumo di sale.
Preferisco questa brezza
marina,
il sole che brilla
su questa riva.
Preferisco il canto delle
cicale,
il sole che scende,
la luna che sale.
Preferisco il rumore
di questo silenzio,
questo cielo stellato,
queste canne nel vento
TRONCHI DI MARINA DI ALBERESE
Tronchi sbiancati dal sole,
tronchi slavati dal mare,
tronchi dal sapore
di sale,
come pali piantati sul cuore.
Tronchi stroncati dal vento,
forme difformi levigate dal tempo,
contorte, ritorte, storte e allungate,
come lance dal cielo
scagliate.
Opere d’arte della
natura,
scolpite dal caso
a memoria futura,
scheletri d’alberi
senza più vita,
come ossi di seppia,
mani senza più dita
IL PARCO DELLA MAREMMA
Da Principina fino a Talamone,
25 km di costa maremmana,
le paludi alla foce dell’Ombrone,
la pineta del Granduca di Toscana,
campi e pascoli, un verde polmone,
nel cuore della provincia grossetana.
Il Parco Regionale della Maremma:
paradiso ritrovato, preziosa gemma.
Una catena di colline impervia e selvaggia
discende, con le sue torri, verso il mare:
scogliere e una lunga sabbiosa spiaggia,
l’Argentario, il Giglio, l’Elba vedi spuntare.
Un bus navetta avanti e
indietro viaggia,
poi, da Pratini, si deve
camminare.
Nel verde cuore dei Monti
del’Uccellina
San Rabano, la bianca abbazia benedettina.
Puledri, cavalli e bestiame allo stato brado,
tra aziende agricole, fattorie e sparsi casali.
No, non è il Far West, né il
Texas o il Colorado!
No, non sono mandrie di bufali, sono cinghiali!
Volpi e branchi di daini corrono nel prato,
mille uccelli in cielo, i fenicotteri dalle rosate ali.
Tra i girasoli, le vigne e gli ulivi, c’è un paese
ai piedi della Villa Granducale: è Alberese.
A MEMO VAGAGGINI
La Maremma toscana si colora,
nei quadri di Memo Vagaggini,
di luce nitida e tersa, quasi sonora.
E cantano i paesaggi
maremmani ed amiatini
l’anima del pittore di Santa Fiora,
la semplicità e il silenzio, a lui affini.
La pittura si nutre, in lui, di luce:
realismo magico che inquieta e che seduce.
Poeta del colore, disegnatore di talento,
preciso, geometrico, chiaro e levigato,
nelle sue tele c’è poesia e sentimento.
Il tempo si è contratto e raggelato.
La nitidezza lucente produce smarrimento,
lo spazio è luminoso e dilatato.
Come smalto dipinto su una porcellana,
la luce della Maremma domina sovrana.
Sono stato quest’anno a Santa Fiora,
a Ferragosto, nella sua Peschiera.
La bella casa natia è, ora,
circondata da una folta schiera.
Il tempo tutto cambia e tutto scolora,
ma quella luce è ancora come era.
Luce abbagliante, levigata e pura,
come nell’anima, come nella sua pittura.
Alberese – Santa Fiora, settembre 2007
COLLELUNGO DI NOTTE
Soleggiato di giorno,
di notte stellato,
cielo di Maremma,
tu m’hai stregato.
Collelungo di notte,
sotto miliardi di stelle,
il buio mi inghiotte,
brividi sulla pelle.
Con lo sguardo
ammaliato,
nell’universo infinito,
nella Via Lattea,
io mi sono smarrito.
Col tempo s’impara,
con gli occhi rubando,
con ardente pazienza,
la luna cercando.
Siamo nati dal fango,
ma si sveglia,
sognando,
la nostra coscienza,
le stelle guardando.
30 Luglio 2008
BATIGNANO
Poco lontano
da Grosseto,
c’è un piccolo paese:
profumo intenso
d’oliveto,
verdi colline,
cielo turchese.
Antico borgo dal
fascino discreto,
nel Medioevo fu
Castello senese.
La balzana aveva come stemma:
è Batignano, borgo di Maremma.
Paese d’olio ma anche di buon vino:
nel tempo e nello spazio
pare assai lontano.
Eppure è proprio
davvero assai vicino.
Vi morì Giovanni,
l’apostolo maremmano.
Le reliquie, nell’urna, sono in San Martino:
il Convento della Croce,
lì, si tocca con la mano.
Il Venerabile qui
riposa e giace:
a Batignano si respira aria e pace.
Batignano, 11/11/2007
MAREMMA
Grandi spazi
aperti e vuoti,
spopolati,
e tutto questo
sole, il vento e
il mare.
Paesaggi selvaggi e brulli,
sconfinati,
e tutte queste stelle nel chiaror lunare.
Gli alberi piegati, i tronchi
abbandonati
su queste spiagge nella luce solare.
Maremma, sei dolce, bella ed
aspra e forte:
lontano da te, per me, sarebbe
ormai la morte.
Alberese, Agosto 2007
MAREMMA
Spiagge di sabbia, verdi pinete nelle marine,
vacche brade,
cinghiali, il nitrito di un cavallo,
campi, vigne, ulivi, dolci e verdi colline,
il volo degli uccelli,
il canto di un gallo.
Sole, cielo terso,
vento e nebbie
mattutine,
tramonti rosso fuoco, il grano
color di giallo,
il silenzio, il buio della notte, il cielo stellato,
e la luna bianca,
il suo sguardo mite ed argentato
Alberese, 29 Luglio 2007
PAESAGGIO MAREMMANO
In file ordinate, come soldati,
gli ulivi difendono le dolci colline.
Attorno vigneti e campi coltivati,
accarezzati dalle brezze marine.
I girasoli, arsi dal sole, sono piegati.
Agosto, oramai, sta volgendo alla fine.
Torna il silenzio, nelle campagne vicino.
Arriva settembre, col suo profumo di vino
IL CIELO DI MAREMMA
Come cambia di colore!
Come quando fuori piove,
come quando brilla il sole.
Azzurro, bianco, grigio, nero,
fanno le capriole
quando cambia il cielo.
Come quando, dentro,
cambia il mio umore.
Come quando, dentro,
mi si confonde il cuore.
L’OTTAVA RIMA IN OTTAVA
A te, cara lettrice, caro lettore,
innanzitutto, porgo il mio saluto.
Se leggermi vorrai fare il favore,
dell’ottava dirò forma e contenuto.
Metro d’antico e nobile valore,
nella tradizione s’è mantenuto.
In ottava poetava già il Boccaccio
Oggi lo fanno i poeti a braccio.
L’ottava rima, oggi la più usata,
è l’ottava rima detta toscana.
8 endecasillabi, scritta o cantata,
si distingue dalla strofa siciliana.
I primi sei versi a rima alternata,
negli ultimi due, cambia la trama.
Cantata un dì dal poeta contadino,
Oggi da Guccini, Benigni e Riondino.
L’arte del dire le parole in rima,
la definì, una volta, il sommo Dante.
L’ottava popolare, detta ottavina,
dell’ottava rima è, poi, la risultante.
La forma è sempre quella prima,
arte estemporanea bernescante.
Dalla campagna e dal villaggio,
alle befanate ai canti del maggio.
Con le ottave tra loro incatenate,
i poeti si sfidano a duello.
Sulle tematiche dal pubblico indicate,
improvvisando il verso bello.
Le rime facili vanno evitate.
Famosi il contrasto ed il bruscello.
Ogni anno, si radunano a Ribolla:
coi poeti c’è ancora tanta folla!
Aldo Maiorano
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