Alla Maremma dedico codesto mio sonetto.
A questi spazi vuoti e aperti, ancora spopolati.
A questa malia che confonde il cuore in petto.
A questi paesaggi dolci e selvaggi, sconfinati.
A questi monti, a queste colline, ai campi e al mare,
a questi ulivi torti, di verde e d’argento,
a questi tronchi abbandonati alla luce solare,
a questo vento, alla luna, al firmamento.
Maremma, sei bella e dolce, aspra e forte,
lontano da te mai più potrei restare,
tra le tue braccia m’ha gettato ora la Sorte.
Maremma, eri terra di paludi maledette e amare,
della malaria regina dall’odor di morte,
ora sei, tra le ultime perle, a me tra le più care.
Alberese, Aprile 2009
martedì 29 giugno 2010
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