martedì 29 giugno 2010

Albert Einstein e l'educazione



"La scuola ha sempre costituito il mezzo più importante per tramandare i valori della tradizione da una generazione all’altra. Ciò è vero oggi, anche più che nel passato, poiché la famiglia è stata sminuita come portatrice della tradizione e dell’educazione dal moderno sviluppo della vita economica. La continuità e la salvezza della società umana dipendono perciò dalla scuola in misura ancora maggiore che nel passato.
A volte si vede nella scuola semplicemente lo strumento per tramandare una certa quantità massima di conoscenza alla generazione che sta formandosi. Ma questo non è esatto. La conoscenza è cosa morta; la scuola, invece, serve a vivere. Essa dovrebbe sviluppare nei giovani quelle qualità e quelle capacità che rappresentano un valore per il benessere della comunità. Ma ciò non significa che l’individualità debba essere distrutta e che l’individuo debba diventare un semplice strumento della comunità, come un’ape o una formica. Una comunità di individui tutti eguali, senza originalità e senza mete personali sarebbe una povera comunità senza possibilità di sviluppo. Al contrario, l’obiettivo deve essere l’educazione di individui che agiscano e pensino indipendentemente, i quali, tuttavia, vedano nel servizio della comunità il loro più alto problema di vita.
Ma attraverso quali vie si tenterà di raggiungere questo ideale?
Si dovrà forse tentare di raggiungere questa meta attraverso il moralismo? No, affatto. Le parole sono e restano un suono vacuo e la strada della perdizione è sempre stata caratterizzata dal rispetto non sentito per un ideale. Le personalità non vengono formate da ciò che sentono o vedono, ma dal lavoro e dall’attività.
Il più importante metodo di educazione, di conseguenza, è sempre stato quello dal quale l’allievo veniva spinto ad agire realmente…Dietro ogni conquista esiste la motivazione che ne è il fondamento… e lo stesso lavoro può essere motivato dalla paura e dalla costrizione, dal desiderio ambizioso di autorità o di distinzione, oppure da un amorevole interesse per l’oggetto e dal desiderio di verità e di comprensione e così pure da quella divina curiosità che ogni bambino sano possiede, ma che tanto spesso viene precocemente soffocato…
Così pure nessuno sosterrà che la direzione della scuola e l’atteggiamento degli insegnanti non abbia un’influenza sulla formazione delle basi psicologiche degli allievi.
A me la cosa peggiore in una scuola sembra l’uso di metodi basati sulla paura, sulla forza e sull’autorità artificiosa. Un tale trattamento distrugge i sentimenti sani, la sincerità e la fiducia in se stesso dell'allievo. Produce dei soggetti sottomessi… Date all’insegnante il minor numero possibile di mezzi coercitivi, così che l’unica fonte di rispetto da parte dell’allievo sia costituita dalle qualità umane e intellettuali dell’insegnante stesso.
Il secondo motivo che abbiamo nominato, l’ambizione o l’aspirazione al riconoscimento e alla considerazione, è fortemente radicato nella natura umana… il desiderio di essere approvati e stimati è un motivo sano: ma il desiderio di essere stimati migliori, più forti o più intelligenti del proprio collega o del proprio compagno conduce facilmente a un adattamento psicologico eccessivamente egoistico, che può diventare dannoso per l’individuo e per la comunità. Perciò la scuola e l’insegnante devono guardarsi dall’impiegare la facile soluzione consistente nel provocare l’ambizione individuale al fine di indurre gli allievi a un lavoro diligente…ci si dovrebbe guardare dal predicare ai giovani il successo, inteso nel senso comune, come uno scopo della vita…Il valore di un uomo, tuttavia, dovrebbe essere posto in ciò che egli dà e non in ciò che egli può ricevere.
La motivazione più importante per il lavoro, nella scuola e nella vita, è il piacere del lavoro, piacere che si prova di fronte al suo risultato e alla consapevolezza del suo valore per la comunità. Nel risveglio e nel rafforzamento di queste forze psicologiche nel giovane io vedo il compito più importante della scuola.
Risvegliare queste capacità psicologiche produttive è certamente meno facile che usare la forza o risvegliare l’ambizione individuale, ma ha più valore. Il punto importante è sviluppare l’inclinazione infantile per il gioco e il desiderio infantile di stima e guidare il fanciullo nei campi che sono fondamentali per la società… Ho conosciuto dei bambini che preferivano la scuola alle vacanze.
Una tale scuola esige che l’insegnante sia una specie di artista nel suo campo. Che cosa si può fare perché un tale spirito si diffonda nella scuola?…
In primo luogo gli insegnanti dovrebbero essere educati in tali scuole.
In secondo luogo, l’insegnante dovrebbe ricevere un’ampia libertà nella scelta del materiale da insegnare e dei metodi di insegnamento da impiegare…
…Non ho ancora detto nulla sulla scelta degli argomenti di insegnamento, né sul metodo. Dovrebbe predominare la letteratura o l’educazione tecnica o scientifica?
Risponderò così: secondo me tutto ciò è di secondaria importanza. Se un giovane ha allenato i propri muscoli e la propria resistenza fisica con la ginnastica e con le passeggiate, egli sarà adatto più tardi a ogni lavoro fisico. Ciò è anche vero per l’allenamento della mente… Non sbagliò quella persona spiritosa che definì l’educazione come ciò che rimane dopo che si è dimenticato quanto si è imparato a scuola. Per questo motivo non sono ansioso di prendere posizione nella lotta fra i seguaci dell’educazione classica, filologica e storica e quelli dell’educazione più attenta alle scienze naturali.
Intendo respingere, però, l’idea che la scuola debba insegnare direttamente quelle conoscenze specializzate e quelle cognizioni che si dovranno usare poi direttamente nella vita. Le esigenze della vita sono troppo molteplici perché appaia possibile un tale insegnamento specializzato nella scuola… La scuola dovrebbe sempre avere come suo fine che i giovani ne escano con personalità armoniose, non ridotti a specialisti…Lo sviluppo dell’attitudine generale a pensare e giudicare indipendentemente dovrebbe essere sempre al primo posto…"

(Da Albert Einstein, Pensieri degli anni difficili, Boringhieri)

1 commento:

  1. Tutti dovrebbero leggere questo brano che apre la mente a un mondo migliore

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