martedì 29 giugno 2010

Rosanna Benzi, “Il vizio di vivere. Vent’anni nel polmone d’acciaio”. A cura di Saverio Paffumi, Milano, Rusconi, 1984).



Rosanna Benzi, “Il vizio di vivere. Vent’anni nel polmone d’acciaio”. A cura di Saverio Paffumi, Milano, Rusconi, 1984).

Il libro, una sorta di lungo monologo, è l’autobiografia di Rosanna Benzi. È il racconto, ricostruito dal giornalista Saverio Paffumi che ha riordinato il materiale registrato dalla viva voce di Rosanna, dei vent’anni da lei trascorsi in un polmone d’acciaio nell’ospedale San Martino di Genova. “Anni” – ha scritto la Benzi – “che valeva la pena di vivere e che non sostituirei con altri”.
“Il vizio di vivere” è la storia di una donna coraggiosa, forte ma anche un po’ romantica, che è riuscita a trasformare, anche grazie all’aiuto di coloro che le sono stati accanto, una tragedia e un dramma in una lezione di vita e di impegno sociale e civile. Un piccolo grande libro, dunque, ma prezioso, scritto in un linguaggio semplice ed immediato ma coinvolgente da “un’autodidatta ai grandi livelli”, come lo scrittore Luigi Santucci ha definito Rosanna Benzi. A noi, per invogliarne la lettura, non resta che ricordare le bellissime parole con le quali Primo Levi ebbe una volta occasione di rivolgersi alla Benzi, ormai diventata almeno in Italia “il vessillo dei cosiddetti handicappati”:
“Cara Rosanna, il tuo libro non solo è molto bello, ma possiede una qualità unica, che non ricordo di avere mai trovato altrove: descrive una condizione umana estrema, eppure non rattrista, anzi fortifica. Questo è un riflesso della tua forza che per mille vie impercettibili si comunica al lettore. Penso che dovrebbe essere letto da molti, in specie da quei giovani a cui il destino non ha negato nulla, e che tuttavia si rifugiano nell’inerzia e nel lamento esistenziale: insomma, è un libro terapeutico, ma privo di pesantezza dottrinale, anzi, agile svelto e (incredibilmente) allegro…”

BOX: la parola all’autrice.
"Mi chiedono perché non mi drogo. Quasi tutti i tossicomani me lo chiedono. Qualcuno mi ha perfino “consigliato” di farlo. Resta loro difficile comprendere come io possa accettare questa mia condizione senza eroina, senza buco. Hanno forse la sensazione, o il complesso di colpa, di aver ceduto prima e per molto meno. E crolla, davanti al polmone, buona parte dell’autocommiserazione, delle giustificazioni ammassate, l’una sopra all’altra, per non cambiare. Chi cerca forza per vivere è già forte. Chi implora comprensione per soccombere, si è già rassegnato a perdere.
Io non mi drogo perché voglio sapere chi sono, in ogni istante. E se c’è qualcosa che non va nel sistema sociale, qualcosa che mi opprime, voglio darmi da fare per rivendicare alternative, sbocchi progressivi. Drogati, alcolizzati e sbandati, senza farne loro una colpa, sono troppo comodi.
Io, scusatemi, voglio essere scomoda."

"Sono contenta, lasciatemelo dire, orgogliosa, di non essermi fatta sconfiggere. Non ho rimpianti. Ripeto che sono felice di aver vissuto questi vent’anni, e sono pronta, con serenità, a vivere gli altri. Serenità e allegria…
Certo non succederà, ma se un giorno tornassi a camminare con le mie gambe, prima di tutto correrei a ringraziare i medici che mi hanno curata, gli amici, le persone che mi sono state vicine. Poi vorrei viaggiare: vedere Venezia, Firenze, Parigi, Cuba. Forse un giorno in treno, con la corazza, visiterò davvero Parigi.
E poi vorrei andare da sola sulla spiaggia, in un pomeriggio d’autunno, sul tardi, e fare una lunga camminata sotto la pioggia."

Scheda biografica:
Rosanna Benzi nacque a Morbello, un piccolo paese in provincia di Alessandria, il 10 maggio 1948 e qui trascorse tutta la sua infanzia, frequentando la scuola solo fino alla terza media. All’età di 14 anni, il 21 marzo 1962, fu improvvisamente colpita da una grave malattia: la poliomielite. Da allora in poi fu costretta a vivere in un polmone d’acciaio ed a giacere immobilizzata in una stanza del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Martino di Genova. Non perse né perderà mai, tuttavia, il suo vizio di vivere. Attorno a Rosanna e al suo polmone d’acciaio si incontrarono e riunirono, in un’atmosfera di impegno sociale e civile, familiari, amici, giornalisti e anche personaggi famosi. Proseguì gli studi da autodidatta e cominciò a dirigere la rivista Gli Altri, un periodico contro l’emarginazione sociale e le discriminazioni nei confronti dei disabili. Nel 1990 venne designata Donna d’Europa e alla sua vita s’ispirò un film con Carol Alt nel ruolo di protagonista. Oltre alla sua autobiografia Il vizio di vivere, scrisse, sempre in collaborazione con il giornalista Saverio Paffumi, il libro Girotondo in una stanza, pubblicato da Rusconi nel 1987.
Migliaia di cittadini italiani firmarono una petizione al Presidente della Repubblica Italiana per la sua nomina a senatrice a vita.
Rosanna Benzi morì la mattina del 4 febbraio 1991 in seguito ad un collasso cardiocircolatorio.
Aldo Maiorano

(Questa recensione fu pubblicata sul mensile d’informazione del Quartiere San Rocco di Monza “Sottopasso”, luglio 1991, anno 1, n.° 0, in attesa di autorizzazione, nella rubrica “Il piacere della lettura”, p. 12. Il mensile, direttore responsabile Salvatore Pendolino, e della cui redazione facevano parte Giorgio Biffi, Elvio Bramati, Alberto Fontana, Adelfio Moretti, Ennio Ripamonti, Antonella Tarsi, oltre al sottoscritto, nato “autonomo, indipendente, utile, locale, progressista” e soprattutto “povero” fu stroncato sul nascere.)

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